Breve storia dello spazio by Giovanni Caprara

Breve storia dello spazio by Giovanni Caprara

autore:Giovanni Caprara [Caprara, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adriano Salani Editore s.u.r.l.
pubblicato: 2021-03-07T17:20:11+00:00


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La vita in orbita e il nuovo confronto usa-urss. I laboratori Salyut e Skylab e la missione politica Apollo-Soyuz

Anche se i sovietici nel 1969 avevano perso la corsa alla Luna, a Mosca ci si riteneva sempre in gara nella corsa allo spazio. Il nostro satellite naturale era solo uno degli obiettivi e dopo i primi passi americani, in realtà, rimaneva ancora un mondo da indagare per immaginare future iniziative. Il confronto aveva tante altre sfide già indicate dai tre grandi pionieri Tsiolkovsky, Oberth e Goddard e soltanto inizialmente affrontate dai primi architetti cosmici Sergei Korolev e Wernher von Braun. Nell’esplorazione dello spazio si era appena agli esordi. Nel 1969 un pensiero si consolidava nella capitale comunista tra i politici del Cremlino e gli ingegneri spaziali: se gli americani avevano battuto i sovietici sulla Luna, i sovietici dovevano batterli su Marte. Era da questa convinzione, da questo fine ultimo, che si sarebbero sviluppati da allora tutti i loro programmi, nella cui evoluzione avrebbero soddisfatto esigenze diverse, sia scientifiche sia militari o di adattabilità umana. Le esperienze nel frattempo accumulate, all’apparenza magari remote e staccate, sarebbero state invece essenziali per conquistare la meta del Pianeta Rosso.

Se il primo seme della strategia era stato gettato nella riunione di Afanasyev a Baikonur agli inizi del 1969 cercando di uscire dal disorientamento che la sconfitta aveva generato dopo il volo di Apollo 8 intorno alla Luna, le nuove linee guida avevano bisogno dell’approvazione politica. E questa arrivava il 22 ottobre 1969 al Palazzo dei congressi del Cremlino con il discorso di Leonid Brezhnev, primo segretario del Comitato centrale del partito comunista, il cui significato e importanza erano paragonati al pronunciamento del presidente John Kennedy nel 1961 per lo spazio americano. Fra i diversi aspetti, le sue parole si focalizzavano su un obiettivo che diventava prioritario. ‘La nostra scienza’ diceva il leader comunista, ‘ha definito la creazione di laboratori e stazioni orbitali come mezzi decisivi per una estensiva conquista dello spazio’. E aggiungeva: ‘Essi possono diventare cosmodromi nello spazio, piattaforme per voli verso altri pianeti. Laboratori scientifici possono essere creati per studi di tecnologia spaziale, biologia, medicina, geofisica, astronomia e astrofisica’. L’era delle stazioni spaziali era iniziata.

Qualche giorno prima del discorso di Brezhnev, il 18 ottobre, si era conclusa una tripla missione con le navicelle Soyuz 6, 7 e 8 inserite sulla stessa orbita a poche centinaia di metri di distanza una dall’altra, senza tuttavia riuscire nell’aggancio previsto ma dimostrando una capacità di lancio ravvicinato; le tre navicelle con i rispettivi cosmonauti erano infatti partite un giorno dopo l’altro. Nelle conferenze stampa seguite tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, il presidente dell’Accademia delle scienze Keldysh confermava la strategia annunciata da Brezhnev, precisando che lo sforzo sovietico da quel momento sarebbe stato concentrato sulla costruzione della prima stazione orbitale permanente. ‘Certamente entro dieci anni’ diceva, ‘ma più probabilmente entro cinque anni; cioè nel più vicino futuro’.

La nuova traiettoria delle attività spaziali sovietiche, sancita ufficialmente dai due personaggi di riferimento della più elevata



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